• martedì , 3 Dicembre 2024

Implantologia, cos’è?

Esistono due metodi di implantologia dentale: a carico immediato e a carico differito.

Il primo è caratterizzato dall’inserimento di restauri temporanei fissi nella stessa sessione in cui sono inseriti gli impianti, in modo che il paziente possa riprendere immediatamente la sua vita normale e sociale, sebbene con qualche cautela legata alla masticazione, e le protesi finali siano inserite dopo un tempo molto breve.

Per praticare l’implantologia a carico immediato, con l’uso di dispositivi dedicati, è necessario che l’implantologo abbia una buona esperienza, poiché è un livello di tecnica chirurgica impegnativo, sebbene meno invasivo per il paziente e adatto per un numero maggiore di pazienti.

Invece, l’implantologia con carico posticipato vede l’implantologo creare chirurgicamente la sede della radice sostitutiva del nuovo dente nell’osso del paziente attraverso una serie di trapani ossei per l’inserimento di un impianto dentale endostale. Quindi, prima che la protesi venga posizionata, deve trascorrere un periodo di circa 3-4 mesi per l’arco inferiore e fino a 6 mesi per l’arco superiore.

In alcuni casi è possibile ricorrere al carico immediato anche con impianti di tipo differito, che sono stati modificati per rispondere a questa esigenza, ma solo nel caso in cui il paziente presenti determinati requisiti:

  • una buona quantità di osso in entrambe le altezze e spessore
  • una buona qualità dell’osso
  • buona stabilità primaria al posizionamento
  • assenza di bruxismo (digrignamento dei denti) o grave malocclusione, assenza di malattie sistemiche.

Se il paziente non soddisfa questi requisiti, la tecnica dell’impianto con carico differito è ancora utilizzabile, ma richiede un tempo di attesa più lungo.

Gli impianti hanno una vita quasi illimitata, ma ovviamente la durata varia in base alla cura che il paziente dedica agli impianti e alle possibili malattie che si possono presentare più tardi.

Qualsiasi infiammazione post-operatoria, un uso scorretto dei denti da parte del paziente o addirittura il fumo possono compromettere la perfetta osteointegrazione e la durata degli impianti.

Di cosa sono fatti gli impianti dentali?

Attualmente, gli impianti più usati in tutto il mondo sono in titanio.

Gli impianti in titanio furono introdotti nel 1964 da Stefano Tramonte, padre del direttore medico dei Centri implantologici di Tramonte. Il titanio è un metallo bioinertico che a contatto con l’osso stabilisce una relazione di incorporazione molto efficace chiamata osteointegrazione.

Esistono diversi gradi di titanio in base alle loro composizioni chimiche.

In implantologia, le leghe più utilizzate sono di grado 2, più pure, e gradi 4 e 5. Quest’ultimo ha le caratteristiche di una lega di titanio per la presenza di alluminio (circa il 6%) e di vanadio (circa il 4%).

Quando nasce l’implantologia dentale?

L’odontoiatria implantare è iniziata nella notte dei tempi, ma sono stati fatti passi concreti dalla prima metà del 1900 fino ad oggi, con l’evoluzione dei materiali che ha permesso interventi sempre più efficaci, estesi a più pazienti.

Nel tempo sono state create due scuole principali: l’italiano e lo svedese, il primo che sostiene il carico immediato, e il secondo a favore del carico differito.

Ancora oggi la scuola svedese si avvicina alle tecniche di carico immediato, implementandolo in casi appropriati con impianti modificati. Oggi, quindi, non c’è più alcun conflitto tra le due scuole, ma piena integrazione, a vantaggio di un paziente completo. Le tecniche di impianto dentale sono state ulteriormente favorite dall’emergere di anestetici più efficaci che rendono indolori i trattamenti di implantologia.

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